lunedì 27 ottobre 2008

le notti là in America

ovvero sesso, droga e rock'n'roll. No, un momento, precisiamo meglio. Partiamo dal rock'n'roll. Niente rock'n'roll. Fa troppo anni 60, che diamine, serve qualcosa di più moderno. Quindi si decide per la musica elettronica e siccome sono uno raffinato, ma estremamente raffinato e forse anche troppo raffinato, organizzo quasi sempre per andare in certi posti che so io dove suonano un particolare tipo di musica elettronica. Che poi alla fine piace a quasi tutti quelli che vengono con me, anche se faticano ad ammetterlo, magari si divertono da matti ma poi uscendo fanno finta di essersi annoiati.

Per tenere botta si assume quindi della droga, ma non pensate sia alcunché di illegale: solo un po' di caffeina e taurina, glucuronolattone, con a volte aggiunta di guaranà, D-ribosio e vitamine varie, tutte sostanze ovviamente disciolte in quantità che superano il 100% RDA. L'effetto ricercato è di attenuare la percezione della stanchezza e di ritardare quella del sonno. Gli effetti collaterali non tardano a manifestarsi: violente e prolungate tachicardie, aumento pressione sanguigna con conseguente sensazione di malessere generale. A serata conclusa (o mattina iniziata, fate voi) ci si corica e si riesce a dormire non più di due ore. Che volete, we were young.

A concludere: il sesso. Argomento delicato, soprattutto in un'America solo apparentemente molto bigotta. Comunque la crisi è grossa e decido quindi di contattare un'amica che non vedo da un po' di tempo, per salutarla. Probabilmente avendo collezionato cinque mesi di suoi due di picche si sarà ammorbidita o forse starà attraversando uno di quei momenti in cui si prova particolare compassione per il prossimo, fatto sta che con grande sorpresa decide di passare l'intera serata in mia compagnia. Altri amici si uniscono inevitabilmente, avendo già organizzato con loro anzitempo. Finisce che uno di loro, mentre mi assento per salutare un po' di persone, ci prova pesantemente con la tipa e con l'aiuto di tanto alcool a fine serata se la porta a casa. Io invece resto lì solo a ricucire il mio orgoglio ridotto a brandelli. Certe cose fanno male perché arrivano inattese. La prossima volta oltre a portarlo fuori, al mio caro amico e trovargli una donna, gli regalo anche 1000$ così mi evito di spaccargli le gambe, se non altro.

My Melancholy Blues a ripetizione per affogare la depressione: Freddie Mercury era un poeta.

lunedì 20 ottobre 2008

Intolleranza post-adolescenziale

Un tempo ero perfino simpatizzante degli squatter e dei punk-a-bestia che di tanto in tanto manifestavano contro le forze di polizia per chissà quali motivi. Sognavo di salire su di un treno, senza biglietto ovviamente, opporre resistenza all'eventuale controllore, e arrivare a destinazione non prima di aver tirato il freno di emergenza almeno un paio di volte, soprattutto se il tragitto prevedeva il passaggio in buie gallerie. Quindi unirmi ai cortei non propriamente pacifici... Ero riuscito a trovare con immensa sorpesa in una grande libreria in centro, quelle frequentate da tutti, la ristampa di "Ma l'amor mio non muore", che avevo inutilmente cercata presso le polverose e anguste botteghe di stampa alternativa. Non avendo soldi a sufficienza per comperare il libro, l'avevo comunque sfogliato e leggiucchiato. Avevo quindi imparato a costruirmi rudimentali oggetti usati nelle manifestazioni, sapevo come comportarmi in caso di arresto, ossia come non rispondere alle domande dei poliziotti. "Voglio il mio avvocato", "quel distintivo te lo faccio sospendere", "conosco i miei diritti". Insomma una bella voglia di sovversione, ma senza particolari motivazioni, sia ben chiaro. Semplicemente adolescenziale. E quindi rischiavo di finire a lanciare bottiglie molotov contro il mio migliore amico di infanzia, arruolatosi e divenuto carabiniere subito dopo la fine delle scuole dell'obbligo. Ora quando vedo un punk-a-bestia non riesco a non provare pena per il suo cane.

Ma andiamo oltre. Il mio coinquilino decide di andarsene, deve partire immediatamente, prima della fine del suo contratto d'affitto. Quando me lo dice penso già ai 3 mesi di sana solitudine che mi attendono, i 3 mesi di preavviso, obbligatori per contratto. Non che la sua compagnia fosse propriamente sgradita, ma certo non era il meglio che potessi chiedere. Anzi era alquanto lontano dal meglio che potessi chiedere. Invece mi ritrovo a condividere casa con un suo amico che lui piazza per non dover pagare i 3 mesi a vuoto. E sia, facciamo del bene che nel mondo serpeggia troppo male. Magari allargo la mia già troppo ristretta cerchia di amici.

Il tipo nuovo, mio coetaneo, lavora di notte presso un ente pubblico, con turni di 4 ore e guadagna quasi più di me che per lavoro sto 12 ore al giorno fuori di casa. Lezione numero 1: il guadagno non è proporzionale al grado di istruzione né al numero di ore lavorate.

Il nuovo coinquilino è molto premuroso, ogni volta che rincasa, alle prime luci dell'alba mi fa intendere che fra due ore saranno le sette e che mi dovrò alzare. Il giorno dorme indisturbato (non c'è nessuno in casa) fino alle 4 del pomeriggio, poi si alza, guarda i programmi in televisione adatti alla sua arguzia, quindi cena fuori e monta di nuovo il turno. Nel fine settimana invita gente strana in casa, gente del suo giro, personaggi curiosi che forse si lavano poco, perché avverto strani effluvi trapelare da sotto la porta della stanza in cui stanno chiusi tutto il giorno. Staranno mica fumando? Ma no, il tipo sa bene che abita in una casa di non fumatori, gliel'ho detto 3 volte almeno il primo giorno che ci siamo conosciuti, giusto per evitare spiacevoli malintesi. Quindi escono la sera e la mattina del giorno dopo rientrano verso le 11. Sono soggetti carichi di vitalità: è mezzogiorno e dopo una notte passata a ballare sono super-eccitati e ancora non sono stanchi. Parlano ad alta voce e ridono di gusto. Devono essere stati in una discoteca dove vendevano alcolici di pessima qualità, perché loro sono riusciti a vendere pillole per il mal di stomaco a parecchie persone. Molto interessante, non avevo mai pensato a questo business. Il fine settimana successivo rientrano a casa un po' prima e fanno la fila per andare a vomitare in bagno. Avranno finito le pillole per il mal di stomaco probabilmente. Glielo devo dire che in quella discoteca non ci dovrebbero tornare, accidenti. Intanto il bagno fa un po' schifo ma pazienza, pulirà prima o poi. Giacché non pulisce mi diverto almeno ad indovinare la loro cena, guardandone i resti incrostati nei sanitari.

Quando gli faccio notare che sarebbe il caso di passare uno straccio in casa o che ho una radiosveglia perfettamente funzionante e non è necessario che mi svegli tutte le mattine alle 5 o che non è opportuno fumare in una casa di non fumatori, mi risponde che sono più rompiballe di una zitellaccia, avendo lui abitato per mesi con due ragazze che non gli hanno mai fatto alcuna storia. Inoltre mi chiede di tenerlo dentro un mese in più dei 3 previsti, perché ora, dopo un periodo che è stato senza lavorare, gli hanno fatto un nuovo contratto di due mesi, fino a fine dicembre e non può certamente sbattersi per cercare un'altra stanza. Proprio mentre lavora no. Non ce la fa. Troppe cose da fare. Inoltre sarebbe un grosso problema economico perché i soldi per pagare una nuova caparra, dovesse cambiare abitazione, non li ha. Lui mica lavora sempre, vittima com'è di questo precariato imperante. Sapete, cerca lavoro presso le agenzie interinali. E lì è un mondo infame. I lavori decenti li passano solo alla gente che ha conoscenze, mentre a lui passano le schifezze da 800 euro al mese, che prontamente rifiuta. "Che senso ha lavorare per 800 euro al mese?". Lezione numero 2: in effetti io sono proprio un cretino, avendo lavorato per poco più di 800 euro al mese per 3 anni filati.

Altro fine settimana, altri bizzarri personaggi in giro per casa. Quando mi vedono non si presentano e non mi salutano. Lezione n. 3: curare il proprio aspetto fisico anche dentro casa, devo fare davvero schifo per non esser degno neanche di un saluto.

Lunedì mattina infine il suo amico si sveglia mentre faccio colazione e si chiude per un po' nell'unico bagno di casa. Quando lo libera mi restano pressappoco 15 minuti per lavarmi, vestirmi e raggiungere la stazione pena dover aspettare un'ora per il treno successivo. Mi faccio una doccia super veloce e mi vesto con le prime cose che mi capitano sottomano. Incrocio il suo amico il quale mi rivolge addirittura un grugnito. Fantastico! Salgo in sella alla mia fiammante bici e ricopro il tragitto casa stazione polverizzando ogni record di guida in mezzo al traffico, tra strada e marciapiedi per evitare auto e semafori. Vado così veloce che i pedoni mi sembrano fermi inchiodati. O forse lo sono davvero, vedendo con che furia selvaggia pedalo schivandoli di pochi centimetri. Arrivo in stazione coi quadricipiti in fiamme per la super prestazione fisica, il muscolo sarà pure affaticato, ma il fiato c'è ancora. Eh-eh. Il treno è fermo sui binari, mi restano si e no 20 secondi, ma tanto i treni partono sempre un po' in ritardo, ce la farò! Raggiungo con un ultimo scatto il sottopassaggio, riemergo sul mio binario mentre il treno inizia la sua lenta marcia. Tiro la maniglia per aprire la porta che resta inesorabilmente chiusa, accidenti ai sistemi di sicurezza. Dalla frustrazione mi scappano un paio di parolacce e un'anziana coppia in attesa del treno sul marciapiede di fianco mi guarda con disgusto facendomi sentire pure in colpa.

Sapete cosa? Alla prossima che mi combina sbatto il mio attuale coinquilino fuori di casa a calci, ma prima gli suono un bel manganello sui denti, sui reni e sul costato. Sono preda di una forte intolleranza post-adolescenziale che non so né come né quando sia iniziata.

mercoledì 15 ottobre 2008

Avviso ai naviganti

e magari anche ai giornalisti o agli psicologi o analisti di ogni ordine e grado. In questo weblog NON troverete le risposte al perché di qualsivoglia azione, qualora siate così folli da volerne cercare. Quindi dovessi fare qualcosa di orribile non venite qui a cercarne le motivazioni. E no, non è un invito a leggere fra le righe. Qualunque realtà vogliate estrapolare da quanto leggerete resterà frutto di una vostra - e soltanto vostra - rappresentazione imperfetta.

Che poi non esiste la Realtà. Tutto si riduce ad immagine sensoriale. Provate a chiedere a chi è cieco dalla nascita cosa sia la Realtà, anzi no magari soltanto chiedete di descrivervi la forma di uno spigolo del tavolo. Forse si sbaglia? Certo che no! La sua Realtà è tanto vera quanto la vostra. Percezioni diverse dunque realtà diverse, ma ugualmente reali. Quindi abbandonate le vostre velleità analiste ed anche i pregiudizi: non sono più matto di voi che state leggendo...