giovedì 26 marzo 2009

Mancanza di attitudine

Noto da un po' di tempo che c'è una gran mancanza di attitudine nelle persone. Attitudine a tante cose ma innanzi tutto mancanza di attitudine alle relazioni umane.

Scena n°1. Locale di giovani per giovani e meno giovani ma con musica di gran classe. Accantono la modestia e vi dico le cose come stanno: io maschio molto alfa, non il più alfa della serata ma sicuramente tra i più alfa; ragazza ovviamente attratta dall'alfa. Nell'ordine: ballo a coppia-conversazione-ballo a coppia-conversazione ed infine lei decide, sua sponte, di lasciarmi il numero di telefono. Per restare con me ha perso il suo gruppo di amici allora la riaccompagno pure a casa. A miei susseguenti inviti per uscire non si degna neanche di rispondere.

Scena n°2: come scena n°1 con qualche variazione sul tema.
Scena n°3: come scena n°2 con qualche variazione sul tema.

e via sceneggiando.

Qualcuno mi dice che è normale, dal momento che i soggetti interagenti sono donne, ma permettetemi di dissentire. Non le ho importunate io per prima né ho fatto richiesta del numero di telefono, ma sono stato oggetto passivo di queste azioni. Certo, ammetto anche il cambio di idea. Sarà che io non vedo nulla di male nel declinare un invito, sempre meglio che non rispondere affatto. E poi se non volevano risentirmi perché chiedermi il numero? Cosa è diventata una prassi, oggi, chiedere il numero? Anziché salutarsi da un po' ci si scambia il numero di telefono. Mancanza di attitudine alle relazioni umane.

Passiamo alle interazioni con i soggetti maschili. Invito generale per uscire ed andare a divertirsi un po', per fare qualcosa di diverso che non posare le chiappe nel solito pub a bere le solite svariate pinte di birra irlandese e chiacchierare di lavoro e precariato, di politica, di calcio e fare apprezzamenti alle ragazze (quest'ultimo sempre ovviamente a distanza, dovessero mai accorgersene). Ed anche perché questi passatempi li riservo a quando avrò 70 anni, quando forse non mi resterà altro che andare al bar della piazza alle 3 del pomeriggio per gli interminabili tornei di tressette. Scusate ma sono ancora giovane. Quindi faccio un bel giro di inviti ed ecco cosa ottengo: l'amico n°1 non viene perché è un dannatissimo indolente e non ha voglia di affrontare un'oretta di treno per raggiungermi. Questo però non me lo dice, sia chiaro, lui tira fuori banali scuse. L'amico n°2 mi richiamerà per conferma verso sera ma temo che un TIR l'abbia preso in pieno dal momento che non si fa sentire più. L'amico n°3 usa la stessa tecnica del n°2 e non telefona. Erano in auto assieme. L'amico n°4 deve studiare per un esame (ovviamente lui studia SEMPRE il sabato sera e SEMPRE a partire dalle 23 in poi). L'amico n°5 declina l'invito perché già impegnato a festeggiare altrove. Qui la mancanza di attitudine alle relazioni assume un connotato un po' diverso da quello con le ragazze, mancando le ovvie implicazioni dovute alla differenza di sesso: dov'è la difficoltà ad esprimere immediatamente la propria volontà, nella fattispecie il non partecipare alla serata? Perché ricorrere a scuse meschine? Paura di disapprovazione? Potrei porre altre domande retoriche ma basta così, perché alla fine esco da solo, anche se con una certa fastidiosa sensazione.

Ancora, giro di inviti per andare al cinema. L'amico n°6 prima dice che ci sarà poi però non risponde al telefono quando lo si chiama (3 volte!) per fissare l'appuntamento. L'amico n°7 dopo aver lavorato dalle 9 del mattino alle 19 la sera deve continuare a lavorare anche nel dopocena (un prossimo post sarà interamente dedicato a quelli come lui) e l'amico n° 8 non risponde neanche all'invito. Bene, andate tutti a farvi fottere, io vado da solo.

La mia incapacità di creare rapporti sociali duraturi potrebbe sembrare marcata, ma non è così. Fortunatamente qualche vera e sincera amicizia posso vantarla. In questo il merito non è solo mio, è 50 e 50. L'unica sfortuna è non poterne godere spesso.

Cari lettori, si cammina attraverso un arido deserto in assordante solitudine.