venerdì 27 gennaio 2012

The Future Ain't What It Used to Be

Il lavoro. Non capisco se sono l'unico fesso che ha un lavoro ma ne farebbe volentieri a meno. Pare che il resto delle persone protesti per avere lavoro quando non l'ha e per non perderlo quando ce l'ha. Che non mi piaccia il mio lavoro gliel'ho già detto al dottore ma pare non ci sia molto da fare. 

- Cosa c'è che non va, ancora? 

Quando si pianifica, durante le riunioni, sono fanciullescamente entusiasta ed approvo sempre tutto. Poi le cose cambiano quando devo passare a realizzarli, i progetti: ne ho fastidio e schifo. Insomma il mio lavoro mi piace in teoria e mi schifa in pratica. Ma le rare volte in cui mi piace penso che sarei un folle a lasciarlo. 

- E perché? 

Ma si, perché "la crescita", "le opportunità, "lo stipendio", "la stabilità", "là fuori uccidono per molto meno di un biglietto da dieci", "vuoi mangiare o frugare nei cassonetti?", eccetera eccetera. Ecco in quegl'istanti, brevi come il lampo di lucidità che attraversa la mente dell'ubriaco quando realizza il suo stato alterato, la vita da ufficio non sembra neanche così male: la sedia, ad esempio, molto comoda, certamente meglio di quella fastidiosa su cui sedevo al mio precedenete impiego. Quella si spacciava per ergonomica ma in realtà l'imbottitura si rivelava esile e la struttura in plastica interna fiaccava vertebre della schiena ed osso sacro. Ma nonsolosedia: ci sono i caffè un tantino sospetti della Nespresso Machine, sorseggiati sognando cocktail-parties esclusivi come quelli di George Clooney, chiedendosi what else serva per essere così figo. Ci sono poi pranzi di plastica consumati davanti al monitor e come dimenticare a fine giornata gli occhi liquefatti da 10 ore di esposizione al doppio monitor LCD. E mentre tutto questo si ripete quotidianamente, fuori piove e c'è il sole, e le ragazze si baciano con i ragazzi sotto i rami degli alberi. I gremlins vestiti di rosso sbucano da fessure nell'asfalto e multano senza nessuna pietà le auto parcheggiate con disco orario scaduto. Neppure la pioggia li lava via, questi dannati esseri. 

Fuori di casa al mattino e di nuovo a casa la sera. È buio, mi restano tre ore di veglia per far più o meno tutto. Tre ore su ventiquattro. Così cinque giorni a settimana. Intanto fuori c'è la neve, strade silenziose e freddo cane. Ma nevica.

- E i colleghi? 

I colleghi. Siamo amici o no? non l'ho mai capito. Certamente nemici con gli stagisti. Ma non per partito preso. Più che altro per l'arrivismo, ed io a fatica sopporto chiunque voglia farsi per forza notare da tutti. Non c'è bisogno di essere sempre plateali. C'è il palco da teatro e gli applausi del pubblico per quello. Se vuoi eccellere qui, fallo pure, ma in silenzio per cortesia. Poco rumore, piano, profilo basso. Mai sentito la teoria secondo cui se ti agiti troppo qui scateni un tornado in Australia? Ecco, riga dritto. Stagisti a parte, puoi mai essere amico del capoufficio? No, perché potrebbe arrivare a chiederti di restare a lavorare, in amicizia. Colcazzo.

- Ma se lo fa già, con la minaccia di licenziarti, per inefficienza. Non in maniera esplicita, naturalmente, ma questo tu lo sai, lui sa che tu ne sei cosciente e tanto basta. 

Il pensiero effettivamente c'è, ma da piccolo ho fatto polio, antidifterico-tetanica-pertosse, epatite B e sindrome di Stoccolma: sono vaccinato. 

- Gli altri? 

Ma gli altri non sono realmente colleghi, loro sono diversi da me perché amano il loro lavoro. Sono sovra-efficienti. A quei livelli il lavoro non può essere la corsa contro il tempo per completare le scartoffie piuttosto deve trattarsi di uno strano piacere nel realizzare qualcosa che si sente proprio, un po' come le domeniche a far del bricolage in cantina.

- Ah, il bricolage domenicale. La vuoi la smerigliatrice nuova?  

No, quella che mi ha dato Gino funziona benissimo e poi ancora non la vuole indietro. Però avrei bisogno di nuove punte per il trapano. 

- Le dovrai pur comprare. Non avendo vinto alla lotteria devi guadagnarti i soldi, perciò, tuo malgrado, la-vo-ra-re! Punta la sveglia: setteetrenta, lunedì-venerdì, che sei pure fortunato, c'è chi si alza alle cinqueetrenta per lavorare. Con lo zero davanti al cinque.

Cazzi loro. 

- Saranno cazzi loro ma non si lamentano come te. Hanno una vita ben più dura della tua e perciò apprezzano maggiormente il tempo libero

Ora d'aria in carcere. Non fa una piega. Saranno probabilmente dei cinesi. 

- Può darsi, ma intanto i cinesi tengono per le palle l'occidente. Hanno comperato il debito pubblico degli Stati Uniti e dell'Europa. Comprano le vostre attività. Ti piaceva andare a mangiare nell'unico ristorante cinese in città quando avevi 14 anni? Ti sembrava figo, vero? Adesso sono ovunque. Trovami invece una buona trattoria tipica italiana. Che ti sembra? Guarda che quelli lavorano sette giorni su sette. Te invece al venerdì sera e al sabato esci e ti svaghi. Poi domenica bricolage tutto il giorno, mica male...

Intanto fuori dall'ufficio è estate, c'è il sole ed il cielo è azzurro intenso. Le ragazze vanno in giro in bici ed io vorrei essere i loro capelli.

Dai Grande Capo, rimettiti in forze che scappiamo via! Là, dove le strade deserte dei pomeriggi bollenti d'agosto erano un concerto di cicale: che musica quel frinire, Grande Capo! Andiamo via, lontano, dove vivevamo la notte fino a quando l'entusiasmo ci aveva consumato tutte le energie. Si tornava a casa al mattino, stanchi e contenti. Grande Capo, non facevamo molto, ma c'era qualcosa di diverso, la vita aveva uno strano, piacevole ed inebriante profumo. Che fine ha fatto, quello che si spacciava per essere il migliore dei mondi possibili?